Cattedrale di Maria Santissima delle Vittorie

Piazza Armerina
Vista aerea del luogo
Tipologia
Anno
1604 – 1719
Stile

Descrizione

La cattedrale di Piazza Armerina(link is external) è dedicata a Maria Santissima delle Vittorie(link is external). Nel febbraio del 1962(link is external) papa Giovanni XXIII(link is external) la elevò alla dignità di basilica minore(link is external).

La cattedrale attuale fu iniziata nel 1604(link is external), continuata dall'architetto Orazio Torriani(link is external), completata nel 1719(link is external). Elemento dominante, la cupola(link is external), che, con i suoi 76.5 m di altezza e i 13.88 metri di diametro, è la più alta della Sicilia.

Il campanile(link is external), alto 40 metri, in stile tardo gotico(link is external) catalano, risale al XV secolo(link is external) ed è quello di una precedente chiesa(link is external), al posto della quale venne eretta l'attuale cattedrale.

Il portale, del XVIII secolo(link is external), presenta elementi di stile barocco siciliano(link is external).

L'interno della cattedrale è dominato dall'alta cupola centrale. Dall'arco trionfale pende una grande croce(link is external) dipinta su entrambi i lati, recante la raffigurazione della crocifissione(link is external) e la resurrezione(link is external) di Cristo(link is external), opera del 1485 convenzionalmente riferita al «Maestro della croce di Piazza Armerina», e un battistero(link is external) realizzato da Antonuzzo Gagini(link is external) nel 1594(link is external).

L'altare maggiore in lapislazzuli, pietre dure e marmi siciliani, col pavimento e la balaustra dell'abside, sono realizzati dal maestro palermitano Filippo Pinistri su disegno dell'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia(link is external). La sopraelevazione comprende la custodia in argento sbalzato del 1625(link is external), che contiene l'immagine di Maria Santissima delle Vittorie, patrona della città e della diocesi, cesellata dall'argentiere caltagironese Giuseppe Capra nel 1627, la manta in oro, argento e smalti per proteggerla, ideata e realizzata dall'orafo palermitano don Camillo Barbavara. 

Lungo le pareti laterali del presbiterio(link is external) è disposto il coro(link is external) dei canonici, intagliato nel 1795 dai maestri locali Domenico Parlagreco, Luigi Montalto e Liborio Parlagreco su disegno fornito dagli architetti Francesco e Pietro Laganà da Modica. Sulla sinistra, posizionato su una pedana aggettante, è collocato il seggio vescovile. Abbelliscono le pareti sul lato destro al di sopra del coro le tele raffiguranti l'Epifania o Adorazione dei Magi proveniente dalla chiesa di Sant'Agata, e San Benedetto e il servo di Re Totila di Giuseppe Salerno(link is external), sul lato sinistro lo Sposalizio mistico di Santa Caterina di Giuseppe Salerno(link is external) e il Martirio dei Santi Quaranta. 

Riferimenti storici

Durante la campagna di riconquista e ricristianizzazione(link is external) dell'isola, il Gran Conte Ruggero(link is external) ricevette da Papa Niccolò II(link is external) il vessillo decorato con l'immagine della Vergine Maria.

Dopo il buon esito dell'impresa locale, la restaurazione della Contea di Sicilia(link is external) affidata agli Altavilla(link is external), fu richiesta e imposta dai cittadini a titolo onorifico la gelosa custodia del sacro vessillo..

Dopo la rivolta dei Baroni(link is external), con le sanguinose repressioni da parte del sovrano nei confronti di chi aveva trovato temporaneo rifugio altrove, prevedendo le bizzarre azioni del re che minacciava di mettere a ferro e fuoco l'abitato e il conseguente trasferimento della reliquia a Palermo, nel 1161 i notabili la rinchiusero segretamente in una cassa di legno e la seppellirono all'interno dell'eremo di Santa Maria in contrada Piazza Vecchia.

La costruzione in stile gotico(link is external) - catalano(link is external) sotto il titolo di «Santa Maria Maggiore», è un edificio arricchito tra il '400 e il '500 da una poderosa torre campanaria(link is external) e da un arco marmoreo gaginesco nel battistero, espressione del rinascimento siciliano(link is external).

Nel 1516 Panfilia Spinelli(link is external), vedova di Giovanni Andrea Calascibetta(link is external) - Landolina(link is external), senza eredi, baronessa dei feudi Scalisa e Malocristianello, dona questi feudi e 60.000 scudi alla chiesa madre per restaurarla e ingrandirla.

Il tempio fu seriamente danneggiato da un terremoto(link is external) nel 1542. Il barone Marco Trigona(link is external) nel 1598, tra le sue volontà testamentarie dispose che la maggiore chiesa di Piazza, sua erede universale, con le rendite appositamente destinate, dovesse essere ampliata e allargata nella fabbrica. In sequenza, alcuni blocchi della struttura furono demoliti e riedificati: nel 1627 l'abside, nel 1705 il corpo della navata.

Nel 1626(link is external) - 1627(link is external) fu chiamato a guidare l'arcidiocesi di Catania(link is external), il romano Innocenzo Massimo(link is external), che volle mettere fine alla querelle interminabile circa la ricostruzione del nuovo duomo di Piazza Armerina(link is external), opera che si protraeva da quasi trent'anni, e che aveva già visto fallire almeno tre validi progetti. La proposta vescovile fu accettata dall’architetto Orazio Torriani(link is external), che poté innalzare il nuovo e imponente edificio sulle rovine dell'antica chiesa madre(link is external), inglobandovi quanto restava del precedente campanile e dell'arco gaginesco, coadiuvato dai maestri Maria Capelletti(link is external) milanese e Domenico Costa(link is external) messinese. L'opera ebbe inizio il 24 ottobre 1627.

Per il rifacimento fu favorito l'utilizzo del laterizio(link is external) alternativo alla pietra, sia come materiale da costruzione, sia come elemento decorativo. Le tremende scosse del terremoto dell'11 gennaio 1693(link is external)  lasciarono miracolosamente illesa la città, che celebra ogni anno l'anniversario dell'evento. A ricordo imperituro fu edificata una chiesa con titolo appellativo del tremuoto. Dopo un'ulteriore interruzione di circa quarant'anni a cavallo fra il 1666 e il 1705, il duomo fu completato nelle strutture e inaugurato solo nel 1742, periodo dopo il quale si avvicendarono nuove maestranze.

Note bibliografiche

Di Marzo(link is external), G., I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI; memorie storiche e docume(link is external)nti, Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo, Volume I e II, Palermo, Stamperia del Giornale di Sicilia.

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